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Manoscritti

K = Ital. Quart. 48 della Biblioteca Jagellonica di Cracovia (fondo berlinese), cartaceo alto 225 mm e largo 145 mm circa, di 181 carte più due carte di guardia. Filigrane: P nello scudo con la stellina sopra, 58 mm x 38 mm (stella 30 mm); Aquila in cerchio (=Piccard on-line, 042665: Como 1512). Il manoscritto è foliato a matita nel periodo rinascimentale, le carte dell’indice con numerazione in cifre romane (II-VI), il testo con numeri arabi. La rigatura è appena visibile, le dimensioni dello specchio di scrittura sono 150 x 85 mm; con 21 righe a pagina.

Il manoscritto è decorato a f. 1r con la cornice a motivi floreali dorata e con le armi medicee nella parte bassa contornate dall’anello con il diamante incastonato (simboli medicei); sul nastro intrecciato all’anello la scritta VIVA SENPER. Sempre a f.1r iniziale fiorita C, rilevata d’oro; VIVA scritto in oro all’interno del campo dell’iniziale C. Su altre carte iniziali semplici. Illustrazioni di problemi ma-tematici si trovano a ff. 166r, 167r, 169r, 170v, 172r, 172v, 174r, mentre a ff. 57r, 82r, 106r, 109r, 113r, 113v, 114r, 114v, 115r, 115v, 116v, 126v, 127r, 135v, 145r, 146v, 147r, 147v, 148r, 148v, 149r, 154r, 154v, 155r, 155v, 156v ci sono tabelle, disegni e calcoli.

La legatura, dell’antica libreria medicea, pregevole, è originale. È alta 227 mm e larga 147 mm. I piatti sono di legno, coperti di seta verde, molto danneggiata. Al centro del piatto sono ricamate le armi medicee; ci sono anche borchie agli angoli e le tracce del fermaglio, nonché i resti del dorso in pelle. Nel XIX sec. fu realizzata una custodia protettiva, rigida in cartone, coperta di carta marmorizzata, alta 240 mm, larga 167 mm, in cui ora è conservato il manoscritto. Sul piatto si trova un’etichetta ovale con il numero di catalogo (635 bis) e sul dorso l’etichetta della Königliche Bibliothek con la segnatura: Ms. ital. quart. 48. Sul contropiatto, invece, c’è l’etichetta d’asta con il testo a stampa che spiega il contenuto e l’importanza del manoscritto, indicando correttamente il destinatario e la data della realizzazione (1510-1515). Sul contropiatto, al centro, c’è il numero d’ingresso della biblioteca berlinese e la segnatura. L’etichetta d’asta e le informa-zioni dal registro d’ingresso della Staatsbibliothek di Berlino indicano che il codice fu comprato all’asta della libreria Franchi a Firenze (febbraio 1885, catalogo 44, numero 635 bis). Le ricerche nei vecchi cataloghi dei codici medicei sono state vane, per cui è difficile stabilire come e quando questo manoscritto fu allontanato dalla raccolta medicea (con ogni probabilità vi si doveva trovare vista la legatura, indiscutibilmente medicea). La prima descrizione in Sosnowski (Sosnowski 2012).

F = Manoscritto Magliabechiano XI, 15, cartaceo alto 207 mm e largo 145 mm circa, di 183 carte in totale (8 carte iniziali numerati con i numeri romani I-VIII con l’indice da Ir a Iv).

Filigrane: P nello scudo con la stellina sopra, 58 mm x 38 mm (stella 30 mm), fino a c. 48; aquila in cerchio (=Piccard on-line, 042665: Como 1512), da c. 49. Le filigrane sono le stesse dell’altro manoscritto. Foliazione con l’inchiostro fino a 24, poi prosegue moderna a matita. I-VIII foliazione moderna. Rigatura per impressione, specchio di scrittura 166 x 83 mm. Diverse mani (corsiva e cancelleresca). Disegni a penna su 165r 166r, 168r, 169v, 171r. Carta 35v vuota con cancellatura.

Legatura del 1917 (Ciabani Gino Legatore di libri), dorso in pergamena, sul dorso la scritta: P. da FILICAIA Giuochi matematici. Sul contropiatto posteriore è presente un’annotazione: Carte 175 con esatta numerazione; più 8 carte preliminari modernamente numerate in cifre romane delle quali sono bianche le carte V-VIII. Settembre 1917.

Cartellino sul contropiatto con la segnatura e con la provenienza: Marmi. Nel catalogo manoscritto della Biblioteca di Anton Francesco Marmi (A.F. Gori e A. Cocchi, Firenze, Biblioteca nazionale, Fondo principale, II.I.274-276), nel  volume III del catalogo dedicato alle opere manoscritte, compilato da Antonio Francesco Gori e da Antonio Cocchi (Firenze, Biblioteca nazionale, Fondo principale, II.I. 276), alla carta 63 troviamo al numero 62 la seguente descrizione: “Libro detto Giuochi matematici, composto per Piero di Niccolao di Ant[onio] da Filicaia, dedicato al Magnifico Giuliano de’ Medici, il di cui nome è stato cancellato, c. sec. XV, 4°, carta.”

Nel ms., prima delle carte, un cartellino incollato alla prima carta: Di mano di Piero di Niccolao d’Antonio da Filicaia libro dedicato al Mag co Giuliano de Medici figlio di Piero di Cosimo Padre della Patria che fu ucciso nel Duomo di Firenze ne’ 26 Aprile 1478 nella congiura de’Pazzi. Ovviamente, l’identificazione che si trova anche nel catalogo magliabechiano è errata, come già rilevato da Arrighi. Si tratta, cosa ovvia per cronologia, ma anche semplicemente desumibile da testo di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours.

La mano che finisce il libro (dalla carta 160) potrebbe essere quella dell’autore. Lascia spazio ai disegni, è la mano che scrive i due sonetti finali (Petrus Filicharius Auctor librum suum alloquitur) e fa frequenti e autorevoli correzioni (recepite poi in K). Tuttavia, mancando il confronto, cioè un autografo certo di Piero da Filicaia, si tratta di attribuzione ipotetica. Il manoscritto è descritto anche in Warren Van Egmond (Van Egmond 1980) e catalogato anche in Iter Italicum (Kristeller 1963, vol. I, 118). La descrizione e l’edizione di alcuni brani si trovano in Arrighi (Arrighi 1971). (Editi: 1r-v, 2r-5r, 159v-163v, 173v-174r, 174v-175r).

RAPPORTO TRA I MANOSCRITTI

Mentre K è riccamente decorato, F ha gli spazi per le decorazioni mai portate a termine. Si configura, quindi, come “una brutta copia” del K. Per il resto i manoscritti sono pressoché identici. Hanno la stessa mise en texte e mise en page: in entrambi si trova la dedica a Giuliano de’ Medici, duca di Nemours, in entrambi si ha l’identica disposizione dei testi (Dedica, Epigrammi di Fra Paschasio, testo dei Giuochi mathematici, due sonetti di Piero di Nicolao da Filicaia).

Diverse correzioni presenti in F sono recepite in K, altre no. Ecco un elenco a campione:

1r Titolo dell’epigramma leggermente diverso in F e in K (“eiusdem Petri auctoris” contro “Petri auctoris infracripti”);

3r in F, a margine inserito “per virtù”, correzione recepita in K;

4r in F, a margine inserito “Prologus”, correzione recepita in K;

9r in F, “che avanza” a margine proposto per inserimento, non recepito in K;

36r in F, correzione “le figure” che corregge “le fractura”, in K “le figure” quindi recepito;

59r in F “la regola” corretta con “lunghe” e cancellatura “et questa somma dirai l’acozino insiemi” (che ripete la riga precedente) nel 48 c’è correttamente “lo tengha” al posto di “lunghe” e non c’è nessuna cancellazione perché il testo è già a posto;

78r in F, una lunga correzione. Nel 48 testo corrispondente a posto, ma ci sono alcune varianti minori (parteggerai al posto di dirai ecc.);

117v in F, inserimento “razorraj per traverso”. In K c’è già “racorraj per traverso”;

118r in F “essendo” corretto in “el secondo” in K già così. Inserimento “et tu dirai” in K già così;

160r in F, “substenevano” corretto “in substenuta”, in K “substenuta”;

164v in F, inserimento di “fatto che”, correzione presente anche in K (ma diversa tecnica, ripulito e soprascritto “fco” – “facto”);

174v in F, “sarai” cancellato, in K la lezione corretta senza “sarai”;

175r in F, inserimento “o”, in K 48 la lezione corretta con “o”.

Sono importanti anche le considerazioni sulla carta di entrambi i codici. Filicaia prepara il libro usando la stessa carta per Magl. XI, 15 (=F) e Ital. Quart. 48 (=K). Inizia da F (carta con filigrana P) e poi man mano copia o fa copiare su K (la stessa carta da c. 49 in F) oppure copia su K dopo aver finito F. In F ci sono diverse correzioni, carte tagliate, alternanza di mani, il che fa supporre che si tratti della prima versione riversata poi in quella che doveva essere definitiva, cioè K. Tale ipotesi è confermata anche dall’impianto decorativo, assente in F e presente in K. L’allestimento di F e di K doveva essere o contemporaneo o comunque immediato visto che utilizza la stessa partita di carta e che, comunque, l’arco temporale è circoscritto (dal titolo di duca di Nemours alla morte di Giuliano). Da non escludere anche un’altra possibilità: F e K sono copiati indipendentemente da un antigrafo comune, ma K viene subito selezionato come esemplare di pubblicazione mentre F viene utilizzato per le revisioni necessarie.

Per lo più le correzioni di F sono recepite in K con le lezioni risultanti corrette in K. Qualche volta la lezione di F risulta corretta mentre in K abbiamo la lezione errata.

Come già sottolineato, si tratta di due codici che sono stati scritti nello stesso periodo con gli stessi lotti di carta, entrambi, a questo punto si può ipotizzare, sotto la stretta supervisione dell’autore (e forse parzialmente di sua mano - mancano parametri per il confronto; tuttavia io ipotizzerei che sono dell’autore le correzioni a margine di F). L’esemplare K è un esemplare di dedica, scritto da una mano sola (a differenza F) e come tale lo possiamo ritenere quello corrispondente alla volontà dell’autore. Per questo motivo in genere preferiamo nell’edizione le forme di K se esse si discostano (rari casi) da quelle di F. In alcune occasioni ci serviamo di F per correggere gli errori di K.

Per tutte le ragioni esposte i due codici (F e K) sono definibili idiografi con un rapporto particolare tra di loro.